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GIROVAGANDO PER MOSTRE
Donne e pittura: oggetti e soggetti…
Ritratti femminili e donne pittrici: una mostra e un libro
di Mauro Reali


Pietro Chiesa
Se a qualcuno dovesse capitare di volere acquistare all'asta o da un antiquario un bel ritratto femminile, scoprirà – magari con sua sorpresa – che dovrà spendere parecchi soldini… molti, molti, di più di quanti non ne spenderebbe per un ritratto virile. Ciò perché alla donna è tradizionalmente associata l'idea di bellezza che, in un quadro, diventa anche decorazione; e non è forse un caso che – con tutti i suoi enigmi – il quadro più famoso del mondo sia la leonardesca Gioconda. Un'occasione per vedere bei ritratti di donna vi è fino metà giugno nella vicina Svizzera Italiana, nell'ambito della rassegna “Il ritratto femminile nell'arte del Ticino (1670-1970)” , alla Pinacoteca Züst di Rancate (anni 1670-1900) e al Museo Vela di Ligornetto (per l'arte del Novecento). I quadri esposti sono di pittori ticinesi (Petrini, Albertolli, Fontana, Vela ecc…): non tutti celeberrimi, ma complessivamente bravi.

Vorrei inoltre segnalare un bel libro uscito di recente, che parla non di donne oggetto di quadri, ma di donne pittrici del nostro Ottocento brianzolo e lariano. Il volume è di Maria Angela Privitera e Sergio Rebora, Dipingere al femminile. 1840-1940. Storia e immagini di donne pittrici tra la Brianza e il Lario, Cattaneo Editore, Oggiono, 1993 (prezzo 45 euro), e parla di donne artiste (nobili o, per lo più, borghesi) finora del tutto misconosciute. Chi vi scrive è un cultore dell'Ottocento lombardo, ma che – tra le altre - Rachele e Antonietta Beccaria (nipoti di Cesare), Lina Martelli (moglie dello scrittore Emilio de Marchi), Federica Mylius (ricca amica di Massimo D'Azeglio), Isabella Bruni (industriale tessile del Lecchese) avessero dipinto lo ignorava del tutto.
dipingere al femminile
Perché la critica ha finora trascurato queste artiste, che coltivarono l'arte come hobby e come segno di emancipazione? Perché, tecnicamente brave (alcune studiarono a Brera!), si sforzarono però di dipingere alla maniera dei maestri lombardi del tempo da Giuseppe Canella a Massimo D'Azeglio, a Filippo Carcano, ad Achille Formis, a Eugenio Gignous, a Paolo Sala, a Cesare Tallone fino a Emilio Gola o Giovanni Segantini. E questa enfasi emulativa accrebbe più la fama degli imitati che non quella delle imitatrici… accentuando senz'altro la vanità di questi pittori “alla moda” e il generale maschilismo della nostra cultura artistica ottocentesca. Oltre che bello il volume di Privitera e Rebora, illustrato con eleganza e criticamente molto obiettivo, è dunque meritorio e in qualche misura riparatore delle dimenticanze critiche di cui si è detto. Meritoria è però, in generale, tutta l'attività della Casa Editrice Cattaneo di Oggiono tesa a non disperdere la memoria della nostra storia locale, in modo sempre serio e rigoroso e senza mai scadere in alcuna forma di ridicolo campanilismo. Già abbiamo visto, infatti, un altro interessante esempio della sua produzione editoriale nella recensione del libro di Natale Perego, Homini de mala vita.

Mauro Reali



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  18 maggio 2003